Una possibilità è cercare una risposta orientandosi su se stessi, senza dimenticare il valore della reciprocità. Vale a dire creando un sistema di riferimento normativo interiore, accompagnato ad una grande autoconsapevolezza per recuperare una sana capacità operativa.
Questo è un impegno che richiede amore per
se stesso, forte motivazione e grandi energie. Oltre a tutto ciò, si
richiede anche una buona capacità di interfacciarsi con il mondo in maniera continua e fortemente empatica.
Così facendo si riesce ad accettare che nella realtà non tutto è
certo. L'ambiguità
esiste e va controllata: di fronte alla sua incapacità di dare risposte
devo imparare a darmele da solo. Una tale determinazione presuppone la capacità di
interiorizzare un'etica della responsabilità individuale, superando il
proprio bisogno di ricevere continue conferme dall'altro e/o dalla
società. Probabilmente questa capacità porterà a contenere l'abitudine a concepire l'uomo come determinato dal tessuto
sociale che gli è "familiare", quindi "vittima
passiva" dell'ambiente sociale. Ci si può aspettare anche che
così si faccia strada la consapevolezza che non
si può controllare tutto, insieme alla capacità di riconoscere i
conflitti generati dalle influenze che esercita "l'altro" e/o
la società in cui vive e, soprattutto, l'attitudine a risolverli quando
possibile o
almeno - fondamentale - a non farsi determinare da influenze distruttive.
Ciò vuol dire che, stabilite alcune regole di comportamento (quindi
anche doveri e non solo diritti) e i conseguenti rapporti di
responsabilità, nell'esercizio continuo del vivere quotidiano le
aspettative devono risultare sufficientemente soddisfatte.
Quindi il
"segreto"
sembra essere esercitare il diritto di scelta nel segno della
trasparenza, consci che è diritto di chiunque essere felice e tentare di evitare il dolore.
Testo e immagini di Roberto Amadi